Legge stabilità testo definitivo: prete scuole ringrazia

Storie e Notizie N. 728

Leggendo le ultime modifiche che hanno portato al testo approvato della tanto discussa legge di stabilità, salta agli occhi una voce: Per il 2013 è autorizzata la spesa di 223 milioni da destinare alle scuole non statali. Capirete, in tempo di crisi, è l’argomento denaro sonante quello che richiama maggiore attenzione. Inoltre, un fanatico del laicismo più accanito potrebbe insinuare una presunta univoca traduzione della definizione scuole non statali: istituti cattolici.
Come al solito, mi sforzo di distinguermi dalle solite accuse mangiapretistiche di bolscevica matrice e ho il piacere ancora una volta di avere ospite del blog un sacerdote, Padre Sorriso, indubbiamente persona informata sui fatti:

B: Padre, come ha preso la notizia dei 223 milioni?
P: Con gioia e letizia, è ovvio.
B: Ci credo, tutti questi soldi…
P: Non essere veniale, figliolo. Il denaro non è tutto e non è per esso che noi altri ci struggiamo.
B: Infatti, non avete bisogno di struggervi. Qualcun altro lavora per voi, almeno alcuni così sospettano.
P: Cosa intendi?
B: Be’, non credo sia un segreto l’elevato tasso di cattolicità in questo governo…
P: Date a Cesare quel che è di Cesare.
B: E poi date alle scuole cattoliche milioni di euro…
P: Ascolta, caro, piantala di girarci intorno e parla chiaro.
B: E’ semplice, padre. La cosa che fa irritare in molti è che il giochino è sempre lo stesso. Prima si fa un po’ di terrorismo facendo trapelare, più o meno ufficialmente, versioni della legge che danneggiano un po’ tutti. Poi, tra smentite o revisioni varie, si arriva al cosiddetto testo definitivo, che tranquillizza i terrorizzati cancellando le parti ansiogene, raggiungendo però il vero obiettivo.
P: E quale sarebbe?
B: Quello di spostare l’attenzione dalla sorpresina, ovvero il solito dono al vaticano.
P: Figliolo, tu non conosci i testi sacri, è questo il tuo vero problema.
B: Mi illumini.
P: Nell’antico testamento si racconta che un pomeriggio Abramo disse ad Isacco: “Figlio, stasera non potrai andare a rimorchiare ragazze con Ismaele, perché il cavallo serve a Sara, che deve andare a trovare la nonna.” Isacco ci rimase molto male, perché i due giovani avevano organizzato la cosa da tempo e contavano molto sul cavallo per far colpo sulle coetanee. La sera stessa, dopo cena, Abramo chiamò il figlio rattristato e gli fece: “Buone notizie: ho deciso di prestarti l’asino. Non sarà come il cavallo, ma almeno potrai uscire. Con me ha funzionato la sera che ho conosciuto tua madre”. Isacco, commosso, ringraziò il padre abbracciandolo e uscì a prendere il somaro. Una volta allontanatosi il ragazzo, Abramo chiamò Sara e le disse: “Cara, fatti bella che vado a sellare il cavallo: stasera si va a ballare!”
B: Padre, ma questo è un imbroglio, scusi…
P: Niente affatto. Se ci pensi, tutti sono rimasti contenti, Abramo, Sara, Isacco e Ismaele. Questo è il compito di un padre e io lo so bene: far contenti tutti. L’importante è non fare domande e non dubitare.
Mai.

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